Questo lavoro nasce come performance urbana, da realizzare nelle vie del centro, come invasione urbana, che volevamo venisse fatta dalle piante. Avevamo l’occasione di lavorare con un grande numero di danzatori e questo ci ha permesso di realizzare una vera incursione fatta di forme geometriche, composizioni nello spazio, schieramenti. Il primo step del nostro percorso voleva solo svegliare e provocare anche una piccola riflessione sui passanti che si trovavano di fronte un cespuglio di magliette verdi. La cosa che già’ in quel momento ci interessava era l’idea che noi esseri umani abbiamo del mondo vegetale, visto come ornamento e decorazione della nostra esistenza, estremamente sottovalutato nella sua complessità’ e fondamentale importanza. Un problema, la percezione della diversità, che ci colpisce profondamente, che ci impedisce di relazionarci a quello che ci appare diverso e che superficialmente sentiamo come tale. Noi non riusciamo a percepire le piante vive perche’ hanno un tempo troppo diverso dal nostro, hanno una mobilita’ che non comprende il cambio di luogo, hanno una durata di vita che molte volte ci precede e ci supera di moltissimi anni, per elencare degli aspetti che ci sono evidenti, anche non volendo approfondire.
Noi abbiamo deciso di approfondire, con la volontà’ di sopperire a questa carenza di conoscenza, che e’ quella che ci ha dato la vita. Abbiamo fatto un balzo dentro l’indagine scientifica del funzionamento della pianta, interessandoci a quello che si intende per intelligenza vegetale, al funzionamento non centralizzato della pianta che si comporta piu’ come uno sciame che come un singolo animale, appassionandoci alle svariate possibilità’ di comunicazione, alla conformazione che puo’ somigliare ad un corpo rovesciato, ai sensi e in particolare a quello della vista. Le piante sentono meglio degli animali. Perché gli animali, e noi tra loro, risolvono quasi tutto col movimento. Una pianta invece deve risolvere il problema, non può scappare (cit. Stefano Mancuso)
In questa parte di lavoro che noi abbiamo voluto chiamare Il capitolo della foglia, si parla del fatto che la pianta e’ innanzitutto foglia, elemento meno ornamentale rispetto alla bellezza dei fiori, e apparentemente meno importante rispetto alla stabilita’ delle radici, ci ha imposto l’ambiente in cui viviamo, l’atmosfera. Questo e’ l’ambiente del nostro lavoro, si indaga la parte aerea che non prescinde da quella terrena essendo la pianta in una situazione liminale, anifibia, respira sia sopra che sottoterra, attratta contemporaneamente dal sole e in perpetuo movimento verso il centro del pianeta. Indaghiamo il senso della vista, il tempo, la comunicazione fisica, l’immersione nell’aria. Cerchiamo di creare un’altra atmosfera, un altro tempo, un’altra visione, nella coscienza che per il solo fatto di esistere, di essere nel mondo, influenziamo l’ambiente e chi lo vive. Questa composizione sara’ comune ai corpi in movimento e alla musica, saranno 4 entità’ con precise individualità’ che fanno parte di un’unico corpo, in collaborazione. Il musicista usera’ vari strumenti, ma soprattutto la sua presenza, per costruire questo ambiente di sogno fatto di tempi stonati, continuità, ritmo e silenzi.
Noi abbiamo deciso di prendere in prestito dei comportamenti dalle piante, non vogliamo comportarci come loro, ma se ci capita, forse, non ci fa poi cosi male.
Letture consigliate:
VERDE BRILLANTE, Stefano Mancuso
PLANT REVOLUTION, Stefano Mancuso
LA VITA DELLE PIANTE, Emanuele Coccia
L’UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI, di Jean Giorno